mercoledì 11 maggio 2011

Quando la mafia è il più banale dei mali.
Mamma Mafia di Federico Bellini, regia di Antonio Latella.

È un compito ingrato quello che si è prefissato Antonio Latella: portare la Mafia in scena, farlo all’estero, alla Schauspielhaus di Colonia. È un compito ingrato soprattutto perché le aspettative, la morbosa curiosità, i rischi da intraprendere sono alti: pochi sanno veramente come ha agito e agisce la mafia ed ad essa sono legati numerosi luoghi comuni e banalità. Cominciamo dalla scelta del titolo del testo, scritto da Federico Bellini con inserti di Giuseppe Massa e il contributo di Sybille Meier, Mamma Mafia. L’associazione del sostantivo Mamma alla mafia richiama lo status di quest’ultima che come la mamma cresce i sui piccoli e li protegge, pretende rispetto e devozione, è sempre presente nelle scelte importanti. Ma la mamma può essere anche l’Italia, luogo sicuro i cui traffici illeciti si ramificano e prendono piede. Un titolo-segno che ci introduce in questi tre atti recitati in lingua tedesca con interventi in siciliano e italiano, da un cast di attori italiani e tedeschi. Dopo un prologo in platea con luci di sala accese (tipico segno latelliano) ecco schierati gli attori in proscenio (altra scelta latelliana) che ci raccontano come una sorta di lezione, con tanto di video dietro che evidenzia frasi e parole più rilevanti, la storia della nascita della mafia e le sue varianti di significato e azione. Si comincia con una lettera di Saviano, si ascolta un animato cunto siciliano, le parole di Falcone e di alcuni magistrati antimafia, uno scritto di Pierpaolo Pasolini, ma sopratutto si subisce una vera e propria lezione. Scrivo subisce, perché in platea non accade nulla se non un ascolto passivo di una serie di ovvietà che aihmé forse sono necessarie per i tedeschi, ma non certo per gli italiani presenti. Era così necessaria la cosiddetta in gergo teatrale “spiega”? La mia è una provocazione ed una curiosità allo stesso tempo. Ma per fortuna le parole si interrompono e si entra in un'altra dimensione, forse la più riuscita, dove i corpi degli attori danno vita con una mirabile sequenza astratta, ad una sorta di danza dei coltelli. Per un attimo il pubblico sembra assistere ad un rito mafioso in cui gesti e azioni rimandano ad un mondo triviale, arcaico, in cui il gesto conta più della parola. Interessante, anche se già vista in spettacoli precedenti di Latella, la serie di ammiccamenti, suoni, richiami che ritmicamente gli attori alternano creando un tappeto sonoro di sicula memoria. E l'Italia è lì, una bellissima attrice tedesca che indossa un seducente body nero la cui coda ha i colori dell'Italia (Birgit Walter). È seduta al centro, per un attimo è la mamma, per un attimo sembra libera nella sua elegante solitudine, ma ecco che viene accerchiata dalla mafia, dai suoi figli: tanti Berlusconi che la seducono, la corrompono, la inghiottono. Le maschere di gomma del cavaliere si moltiplicano sulla scena, avanzano con antenne in mano, qualcuna straccia un giornale, qualcun'altra elenca gli innumerevoli possedimenti del premier e poi comincia la festa. Un balletto della Carrà, un trenino, l'ingresso di Ruby Rubacuori e la nostra Italia è un becero varietà di quarta categoria. Tutto vero, tutto tragicamente reale, ma estremamente banale e scontato. Mamma Mafia è uno spettacolo che sembra avere la pretesa di denunciare, di scandalizzare, ma non fa che offrire una visione superficiale della mafia, la più ovvia e la più nota: la mafia è fatta di uomini che fanno un patto di sangue e che uccidono altri uomini ingiustamente, la mafia è nella politica e nel potere, la mafia è al potere e l'Italia sta diventando come canale5. Non critico questo contenuto, che ripeto è noto, ma mi sorprende come Latella, che solitamente offre un immaginario ricco e dirompente sul mondo, questa volta abbia scelto la via più facile e dal discutibile gusto. Tutto sembra rimanere in superficie e non affondare mai. Persino la scenografia di Annelise Zaccheria con il bel fondale di un telo bianco circolare, è solo in parte sfruttata: le strutture in legno a misura di attore si uniscono e separano, ma non aggiungono nulla se non servire da ringhiera all'inizio e da tombe, nell'immagine finale in cui tutti sono morti e una metaforica Italia in lutto raccoglie in una busta di plastica le teste di Berlusconi (altra immagine già vista in Medea). Notevoli le luci di Simone De Angelis che accompagnano con sagacia la scena. Tra gli attori tedeschi segnaliamo Michael Weber, molto tecnico ma sempre vivo e presente, e Simon Eckert che con generosità e ironia interpreta anche la parte di Ruby. Tra gli italiani Marco Cacciola calca la scena con maestria, Rosario Tedesco, Giuseppe Lanino, Giuseppe Massa, Annibale Pavone, Maurizio Rippa sono forse un po' limitati dallo spettacolo ripetitivo e privo di occasioni attoriali. Mamma Mafia non è tra i migliori spettacoli di Latella a cui ho assistito, è privo di originalità e non offre un punto di vista, un pensiero critico. Forse in parte ne è responsabile la drammaturgia che affanna senza dar peso ad alcun aspetto della mafia, o forse il tema affrontato è troppo complesso e poco “teatralizzabile”. Sono tuttavia fiducioso che Latella saprà riprendere in mano la sua verve creativa e offrirci altri spettacoli degni della sua firma, da sempre interessante e fuori dal coro.

Serafino Mirante



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