lunedì 23 maggio 2011

Brevi passeggiate alla Garbatella.


Teatri di Vetro, ciò che ancora sopravvive a Roma.

L'altra sera ho assistito a due performances all'interno dei lotti del rione Garbatella di Roma. I lotti sono quell'insieme di case popolari con cortile comune al centro tipiche di questo luogo sospeso, magico, immerso in una realtà popolare che parla ancora di memoria e storie. Ed ecco che Daniele Spanò attraverso i volti degli abitanti di Garbatella ci riporta indietro, a quel tempo in cui si mangiavano i crescioni, si raccoglievano i mozziconi da terra per riutilizzarne il tabacco, si andava alle giostre in cambio di qualche sigaretta. Piccole storie raccontate dai volti del quartiere, proiettati sulle lenzula stese di un cortile di Garbatella. Semplice, commovente e sensibile. Passeggio e arrivo al lotto in cui Claudio Angelini, regista della compagnia Città di Ebla, tiene il suo racconto-lezione attraverso le foto di Gianluca Camporesi. Le immagini riguardano il lavoro tetarale della compagnia, ma il discorso verte sul corpo, sulle diverse entità che assume sotto l'occhio attento e particolarissimo di Camporesi. Le foto sono proiettate sulla parete di un edificio, il pubblico seduto all'aperto ascolta con attenzione Angelini, il suo parlare è fluido, coinvolgente e pertinente. Piccoli interventi artistici che Roma accoglie all'interno della rassegna Teatri di Vetro, festival che ancora sopravvive al degrado culturale di questa città. Vi partecipa il quartiere, il pubblico comune e gli addetti ai lavori, ci si incontra, si commentano le visioni, ci sono anziani e bambini, è ancora una delle poche isole artistiche del possibile, oggi che il Teatro Valle chiude e a Roma tutto tace.

Serafino Mirante


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